martedì 21 febbraio 2023

Il mestiere del clown

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Fare il clown non e' assolutamente cosa per tutti. Bisogna sentirselo dentro, entrare nel personaggio e crederci, viverlo fino all'ultimo muscolo del corpo, fino all'ultimo pensiero. Per me e' stato un rifugio psicofisico dalla vita negativissima che ho fatto. In PADELLA (il mio nome d'arte), ho trovato una persona che sfogava i suoi pensieri senza limiti, pregiudizi e timidezze. Padella e' una persona semplice, con sprazzi di genialita' e ingenuita' disarmanti, che in ogni caso accetta le cose come stanno, cattive o buone, sempre con un sorriso stampato in faccia, anche se talvolta con una lacrima e un molto celato dispiacere. E' il completamento, la parte mancante di me. E da un po' dormicchia dentro di me, ma con un occhio aperto e sornione , pronto per la battuta e il lazzo appena se ne da l'occasione. In sintesi, Padella e' una enorme tristezza vestita a festa, sorridente e gentile sempre, un dissimulatore perfetto che sa nascondere bene cio' che non deve apparire allo spettatore. E aggiungo che se vuoi fare bene il clown, devi ESSERLO fino in fondo. Atteggiarti a clown, il modo di camminare, di vestire, di sorridere, di fare le smorfie. Soprattutto rapportarsi con il pubblico a tu per tu, mica come quelli che vedi adesso che hanno un fischietto in bocca e fanno null'altro che casino. Ci vuole dialogo con le persone, calore e intelligenza. Non bastano quattro scenette ripetute malamente da tutti per esserlo. Bisogna essere personali, distinti e individuali nel proprio stile. E nessuno lo e' ultimamente, tutti a copiare altri e sempre male, se non peggio.

RITORNO AL PASSATO,

L'altra sera io e la mia compagna abbiamo fatto una serata in maschera per festeggiare il carnevale. Per stare al gioco mi sono mascherato anch'io. Dapprima pensavo di truccarmi da zio Fester della famiglia Addams, poi pero', dal momento che non avevo un pastrano, un cappotto lungo per vestito, ho rispolevato un pezzo del mio passato, nascosto nei meandri di un armadio. Il mio costume di scena, non quello bello che papa' mi chiese in prestito per poi regalarlo ad altri, ma quello di scorta, meno usato perche' piaceva poco sin da quando l'ho fatto fare. Non e' stato solo un ritorno al passato, ai ricordi, alla malinconia. E' stato una vera e propria prova verso cio' che avevo relegato in un cassetto, non sbarazzandomene, ma tenendolo come cimelio e basta, un segno di passaggio nel percorso della mia vita trascorsa. E ho vinto. Mi sono sentito bene, senza quella malinconia che ti lascia amaro in bocca, consapevole che quel passato e' nel cassetto dei ricordi e non fa piu' male.. Ho dovuto allungare le spalline dei pantaloni perche' troppo corte, ma e' entrato. Un po' di trucco comprato dai cinesi che piu' che altro ha sporcato (quando mi truccavo per lo spettacolo occorrevano 30-45 minuti per un trucco decente) ed ecco il vero me, molti chili in piu' e molti anni in piu'. La cosa che piu' ho apprezzato e' stato il fatto che nessuno degli invitati mi ha chiesto di esibirmi, di accettarmi come maschera. Li' si che si potevano scatenare emozioni! Ho messo una mascherina al viso della mia compagna perche' non ha piacere mostrarsi in foto.

lunedì 30 gennaio 2023

Tempus fugit.

 Quando cominci a ricordare tante, troppe cose, quando ti cade una cassa d'acqua perche' il manico si e' rotto e le giovani donne davanti a te alla cassa si prestano per tirarla su senza che nemmeno tu possa renderti conto, e un attimo prima senti l'amico che le accompagna dire "dai una mano al signore", quando arrivi in auto e la tua compagna, una volta sentito dell'accaduto ti dice "ti hanno preso per un vecchio", allora cominci a pensare. E ti senti vecchio.

martedì 11 ottobre 2022

Ricordi: le stranezze dell'informatica.

Ricordi: le stranezze dell'informatica.
Nel 1994, dopo un tirocinio personale su libri e macchine acquistate, manuali e costose riviste del settore che dal 1982 ho accumulato e approfondito fino all'ultima lettera, ho iniziato la mia carriera di tecnico informatico in IBM, a Potenza. Li' mi occupavo di riparare, aggiornare, installare e diagnosticare computer IBM della serie PS/2, e di tenermi aggiornato con i manuali (circa 20-30 chili al mese!) che arrivavano da IBM SEMEA (Sud Europa-Medio Oriente e Africa), con sede a Milano. Essendo macchine molto longeve e robuste, quando arrivavano in riparazione trovavo all'interno ogni sorta di immondizie, polvere, liquidi versati e altro. Questo era prevalentemente il motivo dei vari guasti. Una vicenda mi e' capitata che non ha spiegazioni se non la mia deduzione. Ebbene mi portano questa macchina, modello piccolo che funzionava da terminale, con la spiegazione che si avviava ma non partiva nessuna applicazione. Sporadicamente non partiva nemmeno. Pulisco l'interno che per la verita' non era molto sporco, controllo l'hardware, faccio test e diagnostica per il disco che vista l'anzianita' del prodotto e' il primo componente ad andarsene. Nulla. La macchina era sana e brillante nella risposta. La tenni un giorno in prova e poi riconsegnai. La rimontai dov'era, ed essendo venerdi' non la usarono subito. Mi richiamarono di prima mattina il lunedi' successivo perche' il pc non parti'. La recuperai, la posai sul tavolo di prova e... funzionava perfettamente! Tornai dal cliente e lo rimontai, ma non parti'. Mi venne un'idea. La montai in un altra postazione e funziono' perfettamente, e il computer che ho smontato lo spostai nella vecchia postazione. Tutto funzionante. Per scrupolo rifeci lo scambio e non funzionava. Decidemmo cosi' di rimetterli scambiati. In pratica quel computer si rifiutava di stare in quell'angolo di studio. Deduco che una *concentrazione elettromagnetica* si e' formata in quell'angolo di ufficio e riusciva a disturbare quella macchina in particolare. Misteri dell'elettronica!
*nota: E' noto che gli ambienti di lavoro, ma anche le abitazioni hanno punti di concentrazione elettromagnetica, a volte percepibile da animali e in qualche caso da umani. Influisce soprattutto sull'elettronica.

giovedì 2 giugno 2022

Ricordi: BOLERO.

 Ricordi: BOLERO.


Ogni tanto mi piace "scarrellare" tra i ricordi di un mio passato, e spesso inciampo -anche sul web- in un brano che evoca in me un ricordo della fine degli anni 80, il Bolero di Maurice Ravel. Un brano che ho amato sin dalla prima volta che l'ho sentito, e che poi e' diventato un piccolo successo per me, le mie sorelle e colei che poi a breve divento' mia cognata. Ebbene, spesso incontravamo il circo di mia cognata, facendo itinerari diversi ma all'incirca nelle stesse zone. Decidemmo percio' di trascorrere il Natale e le sue festivita' assieme, due circhi fusi in uun unico spettacolo. Serviva pero' della coreografia, specie per il numero di mangiafuoco e rettili. Si misero d'accordo le mie sorelle e mia cognata per inventare un balletto, ma non avevano idea di quale base usare, e di come ballarla. Mi chiesero infatti se avessi qualche consiglio, e se potessi aiutarle. Numero esotico, rettili... mi venne spontaneo Bolero. E' una trascinante, ossessiva e ricorsiva serie di note in crescendo, orientaleggiante e piacevole (per me capolavoro), musica che poteva adattarsi a dei costumi da bajadera, quindi orientali. Impiegai 3 giorni (il tempo che avevamo a disposizione prima di debuttare), a sincronizzare le ragazze in un armonioso ballo di introduzione. Al debutto applausi e standing ovation, che fecero non solo emozionare le ragazze, ma fecero piangere anche me. Mi ero scoperto coreografo semplicemente aiutandole. Da allora questo pezzo di vita emerge appena c'e' un accenno al Bolero. Grazie Ravel per questo magnifico pezzo.

sabato 7 maggio 2022

Terremoto del Friuli

l campanile di una vecchia chiesa accanto al circo suono' dopo tantissimi anni, in provincia di Vicenza, dove ci preparavamo per lo spettacolo. Eravamo in una grande e pesante roulotte, ma sembrava che qualcuno con enorme forza prendesse il timone e lo alzasse e abbassasse con violenza piu' volte. cademmo tutti, e con terrore ci fiondammo fuori per vedere i danni, la gente che aspettava lo spettacolo... Ebbene, qualcuno era si' uscito, ma solo perche' non credeva al suono di quella campana che fino a quel giorno muta da sempre. Per il resto non sentirono nulla, il circo piantato sull'erba di un campo era messo su una faglia diversa della roulotte, per cui erano tranquilli. L'indomani con la luce si accorsero di crepe e danni subiti. Anche il campanile aveva una crepa verticale che lo apri' in due. Fu il primo terremoto vissuto di prima persona. E lo ricordo bene!

venerdì 8 aprile 2022

Ricordi: La prima diagnosi.







Avendo da anni molti disturbi di allergie, ho sempre avuto a che fare con dottori.
1996, un weekend di quando ero impiegato in IBM a Potenza, partii per attraversare la Puglia in pieno giugno attraversando terreni in cui stavano trebbiando, con un vento soffocante. Finestrini aperti e canottiera. Arrivato dai miei, mamma di chiese cosa avessi fatto, notando dei puntini rossi per tutto il mio busto. Spiegai il fatto e lei mi misuro' la temperatura. 39,5° e un senso di nausea mi fecero crollare al punto che chiamarono un dottore. Dopo alcune punture tornai a Potenza e mi ricoverai un mese in reparto infettivi. Indagini e consulti hanno fatto decidere i due dottori gemelli dell'ospedale di suggerire un approfondimento a Bari, perche' se i loro sospetti erano fondati avrei avuto bisogno di molto aiuto... Allarmato anche dal fatto che avevo sangue anche nello sperma, andai a Bari, dove in 20 giorni mi hanno rivoltato come un calzino. Ho fatto almeno due esami diversi ogni giorno, e dove ero ricoverato io, nel padiglione di reumatologia, il reparto era di camere di uomini e di donne alternate nel corridoio. Sapendo che affrontavo ogni esame possibile e che dopo sarebbe toccato ad altri, gli stessi venivano vicino per chiedere se facesse male o se fosse lungo. Un giorno feci una biopsia renale e come di consueto chiesi come si svolgesse. Per superare il timore di un brutto male, prendevo le cose sdrammatizzando e quindi posso dire che mi sono divertito, e spiego perche'. Al momento della biopsia, in preparazione, chiesi incuriosito cosa fosse lo strumento che somigliava ad una pistola molto sottile. Rispose il chirurgo che in effetti era soprannominata "colt", ed era lo strumento per la biopsia. Fatta (sono stato uno dei primi nel mio reparto, 24 ore immobile a letto e poi in corridoio a parlare con altri. Ogni volta che facevo un esame poco conosciuto ad altri venivano vicino per sapere come fosse stato. Spiego la preparazione e vedo che con apprensione si allungano per ascoltare i fatti. Allora incalzo: "Ti preparano, anestesia locale, poi senti arrivare il chirurgo. Lo senti dagli speroni e vedi l'ombra del cappello da cowboy, prende la colt e ZAC! Fatto!" Meta' degli astanti si mise a ridere, altri mi mandarono a quel paese. Successe anche un altro episodio, proprio nella mia stanza. Il mio vicino di branda, che aveva una milza piu' che doppia e stava per scoppiare (doveva essere operato), una mattina, mentre facevamo colazione all'arrivo del dottore chiese cosa ci fosse da fare quel giorno. Il dottore rispose: "Oggi facciamo un bel test di Romberg (per l'atassia)". Lui, che era seduto a fianco a me che ero di spalle al dottore, con gli occhi subito mi fece una sguardo interrogativo per capire se fosse doloroso. Presi la palla al balzo e parte la bastardata... Mi metto una mano in faccia e abbasso la testa, per poi rialzarla e vedere il pallore cadaverico dell'amico. Il dottore che vide la scena scoppio' in una risata e poi: "PERELLI!" e ridendo con le lacrime agli occhi "non si preoccupi e non dia retta a Perelli, e' un semplice esame medico indolore!" Ogni giorno di quei venti trascorsi li' dentro e' passato cercando di ridere, sdrammatizzare per non pensare al peggio. Verso la fine di quel periodo il dottor Carucci (Allievo del prof. Pipitone, luminare di reumatologia e tra i pochi al mondo allora a studiare il lupus) mi prese in un angolo del corridoio e mi disse: "Perelli, hai avuto un culo cosi'! Tempo qualche giorno e avresti perso i reni." E fu cosi' che inizio' il mio iter sanitario. Circa 4 anni dopo la ricaduta, ma di quella ne ho gia' parlato a lungo, con i suoi 5 mesi di ricovero. Un consiglio per chi si trovasse in situazioni del genere e' quello di non arrendersi, di reagire e lasciare che i fatti si svolgano passo passo. Solo cosi' sono riuscito (anche con un sorriso), a tirare la carretta finora. E non intendo fermarmi!

lunedì 24 gennaio 2022

RICORDI: Un proverbio che ha segnato la mia vita.


"Impara l'arte e mettila da parte", recita un proverbio che e' stato un mio meme sin da piccolo. Ho sempre avuto -come la definiva Bertoldo, personaggio di Giulio Cesare Croce- la "curiosaggine", la fame di sapere e imparare come si fanno le cose. Questo mi riporta alla mia adolescenza, ai motori e alle riparazioni. A conti fatti tutti i mestieri che ho fatto li ho fatti imparando da solo, rubando nozioni e spesso chiedendo al meccanico o al carrozziere di turno come si facesse la tal cosa. Cambiando spesso paesi con il mio circo, a volte trovavo persone compiacenti e a volte meravigliate dell'interesse che ponevo, adolescente, nell'imparare a fare certe cose, e mi spiegavano volentieri. Ecco, questo know how mi ha dato sempre da mangiare, nel senso che non ho mai avuto grandi ostacoli nel campo lavorativo. Meccanico, carrozziere, elettrauto, verniciatore, saldatore, cuoco, elettricista, tecnico informatico, per dire alcune mansioni che ho svolto. Tutte autodidattiche, tutte fatte con gran soddisfazione e passione. I miei curriculum erano quasi vuoti, poche referenze per via che ho solo la terza media, e la maggior parte dei lavori li ho fatti in casa, al circo. Mi manca non aver potuto proseguire i miei studi, mi avrebbero portato a conoscere altre bellissime cose, ma d'altronde molte di quelle fatte non le avrei mai svolte. Mi piace ogni tanto ricordare le singole situazioni in cui ho avuto successo nella tal cosa e mi scalda il cuore, mi gonfia il petto di orgoglio. Posso dire di essere soddisfatto di cio' che sono e che conosco. Perche' questo discorso? Perche' mi fa piacere condividere con voi quei momenti piacevoli della mia vita.
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mercoledì 28 luglio 2021

venerdì 2 luglio 2021

Ricordi: Un tarlo che ad oggi non ha soluzione.

 Era il lontano (ormai) 1980. Avevo da un paio di mesi rotto coi miei e conosciuto la sera stessa la di poi madre di mio figlio. Nel circo in cui lavoravo avevo il compito di portare la piccola 126 in giro per il paese con la registrazione di invito allo spettacolo. Chi registrava l'invito e' una figlia adottiva della direzione, 5-6 anni piu' grande di me, bellissima, alta. Era la donna da capelli di acciaio, attrazione dello spettacolo, avendo dei foltissimi capelli corvini spessi e riccioluti. Spesso ci dilungavamo nell'ascoltare i Pooh, suo complesso preferito, di cui aveva tutti gli album e che custodiva gelosamente. Essendo che erano di sottofondo all'invito, attendevo che preparasse la cassetta per partire. L'ho sempre vista come amica, fuori dalla mia portata sia come altezza che come elevazione sociale. Un giorno pero' mi disse che voleva farmi compagnia e monto' in auto con me. Arrivati al limite del paese mi disse di accostare perche' voleva parlarmi. Mi comincio' a dire se fossi sicuro nella relazione che ho iniziato, se ci avessi pensato bene. Sono sempre stato una persona fedele, monogama. Una volta che prendo una strada, nel bene o nel male la perseguo fino in fondo. Le spiegai che era successo, che mi sono trovato bene malgrado la differenza di anni, e che dopotutto non era una cattiva persona (scoprii anni dopo invece tutt'altro). Ripartimmo e finimmo il giro di pubblicita'. Li' per li' per me era un amica che mi mettesse in guardia sulle mie decisioni e null'altro. Poi, invece, col passare degli anni, mi scorre sempre davanti quell'episodio e un tarlo affiora nella mente: e se si stava proponendo? Se quello era un tentativo di avance molto velata nei miei confronti? Non ho mai saputo ne' penso sapro' cosa intendesse. Mi e' rimasta comunque nel cuore soprattutto come amica. So che per molti passo per coglione, ma tendo a riflettere molto sul mio passato, dove ero molto impulsivo ed istintivo, ma tardo a capire i sottintesi. Chissa', magari un giorno...