lunedì 1 marzo 2021

Ricordi: Nonna Modestina.

 Ricordi: nonna Modestina.

Per 4 o 5 estati, sin da quando avevo 3 anni, mia zia (sorella di mio padre), mi portava a casa sua in piemonte, nelle campagne astigiane. Dato che non poteva avere figli, chiese a mio padre di potermi avere per un mesetto d'estate, visto che asili e scuole in quel periodo sono chiusi. Essendo io sempre stato un bambino tranquillo, acconsenti'. La zia e lo zio lavoravano tantissimo, lei era parrucchiera, mentre lui agente SIAE, direttore di orchestra della banda comunale e musicista di un suo gruppo di liscio, che allora era a livello di Casadei. I genitori di zio erano separati, il padre viveva in un casolare sulla collina che si affacciava sul paese, e tutta la terra attorno fino a valle era piena di suoi noccioleti. Era un nostalgico del fascismo, fatto a modo suo e con fare brusco come ogni contadino di quegli anni, e ogni domemica, aperta la finestra che guardava il paese verso la chiesa, metteva il grammofono e suonava Faccetta nera e altri noti brani su 78 giri pesantissimi di bachelite. Sotto il letto aveva la cassa da morto, e sosteneva che non avrebbe chiesto ne' lasciato nulla a nessuno, essendo incazzato col mondo, ma soprattutto con i preti. Nonna modestina, la moglie, era una donna energica quanto minuta, lavoratrice e attiva malgrado l'eta'. Stufa di vessazioni del marito si rifugiò dal figlio anni prima. I miei ricordi sono la sua conserva di pomodoro spalmata sul pane che mi faceva sempre a merenda, meglio di qualunque marmellata, la turca (il "wc" esterno in mezzo al cortile chiuso tra assi di legno), e la premura che aveva per me. Un giorno giocavo nel selciato della cascina in cui vivevano, mi avvertì che c'erano delle bottiglie e di non toccarle. Mi attirò una bottiglia di coca cola piccola particolarmente decorata. Cadde e si ruppe, ed io allungando una mano per prenderla mi tagliai un pollice profondamente sul polpastrello. Nonna Modestina corse come sentì il vetro rompersi, e mi trovò sanguinante. Si fiondo’ a prendere una bacinella di acqua e mi spinse la mano strizzando il pollice che a questo punto mi faceva più male del taglio. Quel segno ce l'ho ancora, e ogni volta che lo vedo il ricordo affiora come fosse attuale, vivido nella mia mente. Nonna Modestina era molto attaccata alla vita, tanto che, a 104 anni, morì 3 volte e resuscitò 2. La prima volta, in una stanza di casa adibita a camera ardente, gli addetti avevano chiuso lo zinco e stavano per chiudere il coperchio quando sentirono bussare dall'interno. Trafelati aprirono subito la bara e lei si mise seduta dicendo che le mancava il fiato. Mesi dopo morì la seconda volta, e gli addetti della volta precedente rifiutarono il servizio. Anche questa volta si alzò seduta di improvviso, facendo svenire gli addetti che stavano prendendo il coperchio di zinco. Pochi giorni dopo, però, lei stessa disse "questa volta vi dico addio", e se ne andò addormentandosi. La dolcezza di quella donna, pur non essendo direttamente parente mi e’ rimasta dentro, il suo “da fare” che aveva sempre fino all’ultimo e il suo esprimersi a bassa voce e con reverenza sempre denotava una vita non facile con un marito autoritario e manesco. Ciao Nonna Modestina!