MIA MOGLIE MI HA DATO RAGIONE.
POI PERO' MI SONO SVEGLIATO.
Era il lontano (ormai) 1980. Avevo da un paio di mesi rotto coi miei e conosciuto la sera stessa la di poi madre di mio figlio. Nel circo in cui lavoravo avevo il compito di portare la piccola 126 in giro per il paese con la registrazione di invito allo spettacolo. Chi registrava l'invito e' una figlia adottiva della direzione, 5-6 anni piu' grande di me, bellissima, alta. Era la donna da capelli di acciaio, attrazione dello spettacolo, avendo dei foltissimi capelli corvini spessi e riccioluti. Spesso ci dilungavamo nell'ascoltare i Pooh, suo complesso preferito, di cui aveva tutti gli album e che custodiva gelosamente. Essendo che erano di sottofondo all'invito, attendevo che preparasse la cassetta per partire. L'ho sempre vista come amica, fuori dalla mia portata sia come altezza che come elevazione sociale. Un giorno pero' mi disse che voleva farmi compagnia e monto' in auto con me. Arrivati al limite del paese mi disse di accostare perche' voleva parlarmi. Mi comincio' a dire se fossi sicuro nella relazione che ho iniziato, se ci avessi pensato bene. Sono sempre stato una persona fedele, monogama. Una volta che prendo una strada, nel bene o nel male la perseguo fino in fondo. Le spiegai che era successo, che mi sono trovato bene malgrado la differenza di anni, e che dopotutto non era una cattiva persona (scoprii anni dopo invece tutt'altro). Ripartimmo e finimmo il giro di pubblicita'. Li' per li' per me era un amica che mi mettesse in guardia sulle mie decisioni e null'altro. Poi, invece, col passare degli anni, mi scorre sempre davanti quell'episodio e un tarlo affiora nella mente: e se si stava proponendo? Se quello era un tentativo di avance molto velata nei miei confronti? Non ho mai saputo ne' penso sapro' cosa intendesse. Mi e' rimasta comunque nel cuore soprattutto come amica. So che per molti passo per coglione, ma tendo a riflettere molto sul mio passato, dove ero molto impulsivo ed istintivo, ma tardo a capire i sottintesi. Chissa', magari un giorno...
Ricordi: nonna Modestina.
Ed e' arrivata la fine del tuo ciclo vitale, sono triste ma non riesco a versare nemmeno una lacrima. Questo non perche' ce l'abbia con te, ma perche' la mia vita con te e' stata principalmente un inferno. Non ti ho mai odiato ne' mancato di rispetto anche se ne avrei di ragioni per averlo fatto. Una grande mancanza verso noi fratelli, non solo a me e' stato il non lasciare mai provare agli altri fare, costruire, dirigere le cose. La tua gelosia professionale, la tua dittatorialita' sulla famiglia, ma soprattutto la tua violenza non solo verbale verso tutti, principalmente mamma, hanno fatto di te un uomo qualunque nella mia mente, e ora un 90enne smarrito che si e' spento nel peggiore dei modi, lontano da tutto e tutti, consumato da un virus maledetto che non ti ha perdonato. Ho sempre voluto un gran bene alla famiglia, e anche quando ho preso la mia strada cercavo nei weekend di raggiungervi per qualche ora. Ma anche li, ho saputo di recente, il tuo zampino, e non mi spiego perche'. Mi hai lasciato , la vigilia di Natale, fuori paese ad aspettare che arrivassi per dirmi che i miei fratelli non mi volevano li. E invece tu non hai voluto ed hai reso complice mamma, che con le lacrime mi ha dato gli auguri. Un cane bastonato, ecco come mi sono sentito piu' volte, quella volta che mi hai chiesto in prestito i mei scarponi da clown che mi hai dato, costati due duri giorni di lavoro a saldare e dopo pochi mesi me li vedo indossati da un amico, regalo tuo... E ancora piu' indietro nel tempo, adolescente, pensavi che fossi finocchio (grazie alla mia immane timidezza), e mi hai spinto nel letto una tua donnina che poi mi ha fatto fuggire con lei... E quell'altra, dove in un impeto di rabbia mi hai sferrato un cazzotto sulla mandibola lasciandomi intontito e dolorante per giorni. Non era la prima volta, tuo fratello ti riferi' che non voleva mosconi vicina a sua figlia, e quando arrivasti a casa (ubriaco), mi sferrasti un calcio da dietro tanto forte che le palle mi arrivarono in gola... Ma la piu' grossa e' stata quella che, a causa del tuo bere, ti sfogo' in rabbia contro un dipendente del circo e urlavi in pista. Io per calmarti ti ho strattonato alle spalle ma sei caduto all'indietro. Al tuo rialzarti con rincorsa mi desti un calcio alla karateka in pieno viso. Era presente un vigile che prontamente mi isso' da terra e mi chiese se volessi denunciarlo. Risposi che sei mio padre, e lui ti ammanetto' portandoti in guardina una notte, in modo da smaltire la sbornia. Dalla vergogna io cercavo di evitarti, ma passati alcuni giorni mi prendesti davanti a mia madre e mi dicesti di andarmene, facendo in modo che anche mia madre, tra le lacrime, lo dicesse. E basta, il mio sfogo per una vita di soprusi, ostacoli, botte, insulti, offese e' finito. Non ti voglio ne' ti ho mai voluto male, e questo non l'hai mai capito. Ciao papa', ne parleremo di la'. E forse ci chiariremo meglio.